Scoperta una nuova funzione degli astrociti nella sinergia con i neuroni

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIX – 07 maggio 2022.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Anche se fino alla penultima edizione il trattato di neuroscienze di Kandel, Schwartz e Jessel – considerato il testo di riferimento di tutto lo spettro disciplinare – riportava ancora la vecchia e da tempo superata nozione della glia quale componente di solo supporto strutturale e trofico dei neuroni, già quarant’anni fa erano state raccolte le prime evidenze sperimentali della gliotrasmissione astrocitaria. E, d’altra parte, l’elenco delle funzioni di oligodendrociti, astrociti e microglia, già lungo negli anni Ottanta, continuava a crescere nel tempo. Ma solo negli anni Novanta, grazie soprattutto agli studi mediante Ca2+-imaging, furono compiuti gli esperimenti decisivi per dimostrare che le cellule dell’astroglia non si comportano solo come un grande sincizio che reagisce collettivamente alle onde di concentrazione del Ca2+ ma possiedono singolarmente proprietà attive, inclusa quella di segnalazione, ossia di rilasciare trasmettitori in grado di veicolare ai recettori corrispondenti un messaggio chimico che induce una risposta elettrica nella cellula ricevente[1].

I segnali provenienti dalle cellule vicine e dalla sinapsi tra neuroni sono in grado di innalzare la concentrazione di calcio endocellulare astrocitaria che, a sua volta, può innescare il rilascio di trasmettitori gliali che possono modulare le funzioni dei neuroni (Bezzi, et al., 1998). Esiti sperimentali hanno suggerito l’esistenza di loop di comunicazione tra sinapsi e astrociti, mediante i quali le cellule astrogliali possono inviare come feedback alle sinapsi impulsi di arresto o accelerazione. Su questa base fu formulato la prima volta il concetto di gliotrasmissione (Bezzi e Volterra, 2001).

Successivamente, l’area concettuale della trasmissione gliale è stata ampliata per includere azioni astrocitiche a feedforward in cui un astrocita risponde a un’attivazione sinaptica rilasciando un mediatore agente su un circuito sinaptico differente da quello in cui si è generato lo stimolo iniziale. Gli studi seguenti hanno dimostrato che gli astrociti possono esercitare molteplici effetti sinaptici, agendo sia con ruolo inibitorio sia eccitatorio. Tra i gliotrasmettitori vi sono il glutammato, il GABA (inibitorio), la D-serina, l’ATP/adenosina, gli eicosanoidi, incluso l’acido arachidonico, le prostaglandine, gli acidi epossieicosatrienoici (EET) e, infine la citochina TNFα.

Le osservazioni sperimentali hanno poi consentito di identificare numerose vie di rilascio dei trasmettitori astrogliali e una considerevole varietà di “bersagli” o elementi riceventi della segnalazione astrocitica, cominciando a delineare la complessità della gliotrasmissione, governata dalla codifica del calcio da parte degli astrociti, le cui proprietà sono ancora oggetto di studio. Gli studi di quel periodo, evidenziando per la prima volta che la partecipazione dei processi astrocitari alle sinapsi tra neuroni ha un ruolo spesso paragonabile a quello delle cellule nervose pre- e post-sinaptiche, portarono al concetto di sinapsi tripartita (Volterra et al., 2002)[2].

In condizioni ordinarie, gli astrociti interagiscono con le giunzioni sinaptiche tra neuroni mediante i loro processi distali, che rimuovono il neurotrasmettitore eccitatorio per eccellenza, il glutammato, e il K+ dallo spazio extracellulare, dopo l’attività neuronica. Questa ripulitura, o clearance, di glutammato e K+ è voltaggio-dipendente, ma il potenziale di membrana degli astrociti (Vm) si considera sostanzialmente invariante; per tale ragione questa dipendenza dal voltaggio è stata ritenuta irrilevante per la funzione degli astrociti. Moritz Armbruster e colleghi hanno indagato questa questione giungendo a un risultato di estremo interesse.

(Armbruster M., et al. Neuronal activity drives pathway-specific depolarization of peripheral astrocyte process. Nature Neuroscience – Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-022-01049-x, 2022).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Neuroscience, Tufts University School of Medicine, Boston, MA (USA); Department of Chemistry and Chemical Biology, Harvard University, Cambridge, MA (USA); Hebrew University of Jerusalem, Jerusalem (Israele); Department of Brain and Cognitive Sciences, Massachusetts Institute of Technology (MIT), Cambridge, MA (USA); Howard Hughes Medical Institute, Massachusetts Institute of Technology (MIT), Cambridge, MA (USA); Department of Physics, Harvard University, Cambridge, MA (USA).

Moritz Armbruster e colleghi hanno preso le mosse da una misura accurata del potenziale di membrana (Vm) dei processi astrocitari periferici (PAP) che raggiungono la sinapsi tra neuroni nel topo. A tale fine hanno impiegato indicatori di voltaggio geneticamente codificati che hanno consentito un preciso rilievo di PAP. I ricercatori hanno registrato depolarizzazioni grandi, rapide, focali e specifiche per la via neuronica nei PAP, durante l’attività sinaptica.

Queste depolarizzazioni degli astrociti dipendenti dall’attività sono condotte da efflussi di K+ presinaptici mediati da potenziale d’azione e trasportatori elettrogenici del glutammato.

I ricercatori hanno rilevato che la depolarizzazione dei PAP inibisce la clearance astrocitica del glutammato durante l’attività neuronica, accrescendo l’attivazione dei neuroni post-sinaptici da parte del glutammato. Si tratta di un nuovo processo astrocitario identificato da Moritz Armbruster e colleghi o, come loro stessi hanno definito la scoperta, “una nuova classe di dinamiche subcellulari di membrana astrocitaria e una nuova forma di interazione neurone-astrocita”.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-07 maggio 2022

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Il motivo principale per cui si era creduto che gli astrociti fossero “cellule non eccitabili” è che non si riusciva a rilevare sulle loro membrane un potenziale d’azione paragonabile a quello dei neuroni; inoltre, le proprietà di membrana delle cellule dell’astroglia sono “passive”.

[2] Una bibliografia dettagliata ed esaustiva si trova in Neuroglia (edited by Helmut Kettenmann and Bruce R. Ransom), Oxford University Press, 2013.